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Il ‘600: i frati, la peste, i Marchesi di Caraglio
Il ‘600: i frati, la peste, i Marchesi di Caraglio
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Descrizione
I Solaro con gli avvenimenti del 1569 persero il feudo e Caraglio non avrebbe più dovuto essere soggetta ad altri signori di rango inferiore, ma il figlio di Emanuele Filiberto, Carlo Emanuele I, pressato dalla necessità di raggranellare soldi, il 29 gennaio 1585 vendette il paese al conte Tommaso Isnardi di Sanfrè che, nonostante le proteste dei Caragliesi, assunse il titolo di Marchese di Caraglio, prese possesso del palazzo dei Solaro e del castello rovinato.
Nel 1611 furono inviati a prendere residenza stabile in paese alcuni frati cappuccini che con la presenza continua e con la predicazione contrastassero validamente l’eterodossia. I frati restaurarono le chiese rovinate e si fecero molto apprezzare nel 1630 quando infuriò la peste bubbonica e Caraglio fu tra i centri più colpiti.
Il piccolo borgo, chiuso nella cerchia muraria medievale che partiva dal castello, ormai distrutto ed abbandonato, con tre piccole chiese comparrocchiali, diviso nei settori di Serranone, Mercato e Celleri, con le case allineate lungo la via principale stretta e un poco tortuosa, superata la peste e nonostante le guerre, aveva intanto incominciato a crescere e ad espandersi al di fuori delle mura, divenute ormai, con l’avvento dell’artiglieria, inutile difesa.
Anche la circostante campagna era più coltivata; le imponenti selve che si estendevano verso Dronero e verso Busca erano state progressivamente abbattute, i terreni incolti dissodati e trasformati in pascoli (Paschera S. Carlo, Paschera S. Defendente, Prata, Pranova).
Pochi anni dopo la fine della pestilenza, nel 1635, scoppiò una guerra tra i principi di Casa Savoia e le truppe francesi, che sostenevano le ragioni della reggente “Madama” Cristina, sorella del re di Francia, assediarono Cuneo e dilagarono nelle campagne e nei borghi circostanti. I Caragliesi dovettero cercare nei boschi rifugio contro le violenze dei soldati d’oltralpe.
Cessata questa guerra, a Caraglio arrivò da Torino Giovanni Girolamo Galleani il quale nel 1678 impiantò una filanda e un filatoio da seta, la presenza del quale stimolò altri imprenditori ad avviare un buon numero di filande e così il paese, che era sempre stato un centro ad economia quasi esclusivamente rurale, conobbe un periodo di forte industrializzazione.
(Il grande edificio del Filatoio, prezioso documento di archeologia industriale, completamente restaurato e dotato di attrezzature e macchinari rifatti conformi agli originali del ‘600 è attualmente un centro d’attrazione e un sito qualificante del territorio caragliese).
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