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La leggenda di Cecilia
A quest’epoca venne fatta risalire la rivolta dei popolani contro il loro signore che avrebbe preteso di avere le spose dei sottoposti la prima notte delle nozze, vantando antichi diritti. I paesani si sarebbero ripetutamente lagnati dell’insopportabile abuso e il feudatario avrebbe promesso di astenersi da quell’odiosa imposizione; ma avendo poi tradito la parola data, la popolazione sarebbe insorta, costringendolo alla fuga.
In seguito, temendo le ritorsioni dei Marchesi, i più coinvolti nella sollevazione avrebbero abbandonato il paese e si sarebbero rifugiati sull’altipiano alla confluenza del fiume Stura con il torrente Gesso, terra di proprietà dell’abbazia di S. Dalmazzo, e lì avrebbero fondato la città di Cuneo.
Questi fatti, riferiti da codici cuneesi del ‘400, in realtà non sono mai avvenuti: lo jus primae noctis era al massimo una tassa in denaro da pagare per ottener il permesso a contrarre il matrimonio. La leggenda, creata dai Cuneesi per dare un alone di gloria alla nascita della loro città,formatasi con migrazione di gente dai marchesati vicini, fu ripresa nell’800 da verseggiatori, scrittori e commediografi locali e dalle loro composizioni traggono ora il nome le maschere del carnevale caragliese. La finestra da cui si affacciava Cecilia ancor oggi situata in via A. Brofferio.
Proseguendo nell’excursus sulla storia, troviamo Caraglio elencato tra i paesi appartenenti al distretto di Cuneo dopo che questa città nel 1259 si era data al conte di Provenza Carlo I d’Angiò. Il dominio angioino fu discontinuo e contrastato e il nostro paese tornò per un certo tempo a far parte del Marchesato di Saluzzo e poi dal 1305 fu nuovamente, per una quarantina d’anni, sotto il re Carlo II d’Angiò. In seguito ad una guerra alla quale parteciparono i Visconti di Milano, il conte di Savoia e i Marchesi di Saluzzo e di Monferrato, il paese, nel 1347, tornò al Saluzzo. Otto anni dopo entrarono in conflitto i Visconti e il Marchese e Caraglio fu assediata dai Milanesi, ma il 5 settembre 1355 i contendenti stipularono una tregua nella chiesa di San Paolo e i Visconti si ritirarono.
Nel 1360 il Conte Verde Amedeo VI di Savoia prese Caraglio; nelle varie fasi della guerra il paese dovette subire l’occupazione delle terribili bande di Anichino di Baumgarten, capitano di ventura tedesco al soldo del Savoia.
Amedeo di Savoia, consolidato il suo possesso, l’11 luglio 1374 concesse diritti, libertà, franchigie e privilegi per cui la comunità, rappresentata da sindaci e consiglieri, fu autorizzata ad emanare statuti ed ordinamenti interni.
Il conte di Savoia assegnò nel 1376 la bassa signoria su Caraglio, ad un capitano di ventura inglese John Hawkvood per ricompensarlo dei servigi che gli aveva reso. Giovanni Acuto – così era stato italianizzato il nome dell’inglese – non mise mai piede nel paese che fece amministrare da un castellano fino al 1393 quando vendette i suoi diritti per 6000 fiorini al principe Amedeo d’Acaja e questi subito li cedette a Bartolomeo ed Oddone Solaro, già consignori di Casalgrasso.
Il ‘400 trascorse tra liti, a volte sanguinose, con i comuni di Bernezzo e di Valgrana per la definizione dei rispettivi confini; poi scoppiò una guerra tra il Marchese di Saluzzo e il duca di Savoia e il castello di Caraglio nel giugno 1486 fu occupato dai Saluzzesi.
I Solaro mantennero la bassa signoria del paese per 176 anni e lasciarono traccia di sé in opere da loro ordinate e tuttora conservate: dipinti murali e capitelli scolpiti, recuperati nell’anno 2000, nella chiesa di S. Giovanni; affreschi del 1410 nella cappella interna del castello; fonte battesimale datato 1498, proveniente dal precedente antico oratorio di S. Maria, nella chiesa parrocchiale. Anche la residenza nobiliare dei Solaro ancora esiste ed è l’attuale canonica della chiesa parrocchiale .
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